Valli di Lanzo


Ci sono luoghi che ti sgattaiolano dentro.
Sono quei posti dove hai passato attimi felici, quando tutto procedeva senza fastidi; perchè eri piccolo, e quando sei piccolo gli eventi ti accompagnano senza disturbarti.
L'infanzia smussa i problemi, lenisce le ferite che non è ancora tuo compito disinfettare. Quei luoghi diventano il nascondiglio dove tempo, anni dopo, ritrovi un po' di quella sicurezza dimenticata; un viaggio più che nello spazio, nel tempo.

Le Valli di Lanzo sono il mio luogo, la mia macchina del tempo.
Mi è capitato di pensarci riguardando una delle mie foto preferite, scattata un giorno a me e alla Sorella nella casa tascabile che affittiamo da anni, proprio lì.
Io e queste Valli ci siamo conosciute perchè "la bambina è debole, un po' d'aria di montagna le farebbe bene".
Grazie alla pediatra quelle montagne sono diventate il set delle mie vacanze da piccola.
Non sono le più conosciute del Piemonte, ed è un peccato chè i paesini abbracciati dal verde rimangano un segreto per tanti.

Se non hai una meta puoi muoverti liberamente, con la macchina guidata dai tornanti in un'ascesa aperta sull'intera valle.

Nei centri abitati trovi anziani e bar e trattorie e ancora anziani, di quelli desiderosi di raccontare come fossero una volta le loro montagne. Alcuni parlano un italiano povero, indebolito dall'abitudine di utilizzare il dialetto piemontese - sapere qualche cosa di francese aiuta.
Ogni paese ha la sua piccola sorgente dove gli abitanti si riforniscono di acqua, emulati dai turisti che anche solo per curiosità si fermano a provare la freschezza montana; per me l'abitudine era estiva: con i miei nonni si saliva in auto nel paese della casa tascabile alla volta di Martassina, si riempivano le bottiglie per poi salire le scale che dalla strada portano ancora ad un piccolo santuario protetto dagli alberi.

Ma la fonte è più avanti, più in alto, al Pian della Mussa, dove viene prodotta l'omonima acqua (scelta per rifornire l’equipaggio americano della Stazione Spaziale Internazionale), dove essere immersi nelle montagne è qualcosa di indescrivibile.
Sei circondato da pendii interrotti da pareti rocciose, dal silenzio squarciato dai richiami delle marmotte. I campanacci delle mucche sono il filo d'Arianna per comprare il burro vero, quello ancora un po' umido di latte che ti fa fare dei dolci che sono di "più": più buoni, più gustosi, più ricchi.
  

Nelle piole è bello sedersi fuori, sul robusto legno delle panche con i tavoli coperti da tovaglie e bicchieri da trattoria; la valle è la cornice perfetta per ordinare la polenta concia, con formaggio fuso e burro, da gustare sola o con abbondanti piatti di spezzatino.
E quando fa freddo puoi sprofondare in maglioni di pile e coperte tartan portate da casa, circondato dalle vette cancellate dalla nebbia.
Puoi passare da Mezzenile ad acquistare qualche capolavoro di cioccolato da Poretti, inserito nei Maestri del Gusto piemontesi; puoi aspettare l'inverno per lo sci di fondo o il pattinaggio ad Ala di Stura (o semplicemente per cercare una collinetta e retrocedere a seienne su un bob).
E se la montagna ti fa sentire isolato vivila con gli amici; una passeggiata nel bosco, qualche castagna, un po' di vin brulè, e la colonna sonora diventano le risate.
Se capiti nelle Valli di Lanzo in questo periodo, prova a girarle: la loro stagione vincente è l'autunno.

E invece per te qual è il luogo che sa di spensieratezza? Quello che ti fa capire che non serve una macchina del tempo per ritrovare i sorrisi di una volta?

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