Un'estate in città - III parte: Burano.

Lei è la sorella minore di Venezia.
Più piccola. Meno elegante ma più estrosa.
  
E' la trasposizione delle nostre imperfezioni; del nostro lato creativo, con il campanile un po' storto della chiesa di San Martino e le macchie di colore saturo.

Ci vogliono circa 45 minuti per raggiungere Burano.
E appena il battello comincia a danzare lungo il profilo dell'isola ti rendi conto del salto estetico: non più la fascinosa austerità veneziana, ma un susseguirsi di parallelepipedi di allegria.
  

Non sembra l'Italia, eppure.
Eppure tutte le case sono accese con tinte brillanti; si dice servissero ai pescatori per riconoscere la propria quando la nebbia abbracciava Burano nelle giornate più grigie.
Viene da chiedersi se sotto un cielo invernale ed il silenzio che riempie i canali, l'orgasmo di colori non diventi come le sfavillanti luci del circo, uno spettacolo incapace però di colmare il vuoto di chi lo vive.
 

Perchè io ho visto Burano solo con la morbida accoglienza del tramonto; gli abitanti osservando i turisti tornare alla Grande Sorella, rimanevano seduti nelle piccole piazze dove capiti abbandonando le strade principali.
 

I merletti di Burano sono i protagonisti nei negozi di souvenirs, e per quanto possano non piacere, acquistano bellezza nel contrasto tra la loro antica purezza e la forza del colore in cui sono immersi.

I canali non mancano; solo che le storie sono concentrate, più intime. Le barche occupano posteggi riservati, pronte per il prossimo viaggio sulle strade ampie della laguna.

Burano non è grande, non è sfarzosa, non è elegante.
Ma ne vale la pena, perchè con il sole e (sono certa) con la pioggia, ti regala uno spettacolo italiano dal sapore straniero.
Riesci ad immaginare come sarebbe la tua vita in una città fluttuante?

Un'estate in città - I parte: Padova
Un'estate in città - II parte: Venezia

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