Falsi miti e verità sui generatori degli umani dagli occhi grandi.

E' una frase che difficilmente mi sentirai dire altre volte, ma in questo caso ci vuole proprio.
Poveri bambini.
Sì, perchè li ho presi in giro, criticati, additati come portatori di fastidi e paragonati a degli animali.

Innanzitutto dovrei ringraziarli perchè se non fossero nati ora non avrei lavoro.
Quindi: grazie bambini.
E poi ammettiamolo, se gli occhi sono lo specchio dell'anima, sei volte su dieci un bambino è lo specchio del genitore.
Fenotipicamente e genotipicamente parlando.
Perciò dare la colpa agli umani dagli occhi grandi sarebbe come dire che un libro è brutto non per colpa del suo scrittore.
Ma dicevo: sei volte su dieci un bambino è la fotocopia dei propri genitori. Le restanti sono l'esatto opposto: se il figlio è Attila, la madre è la Signorina Rottenmeier; la bambina è Biancaneve, il padre uno scaricatore di porto.
I piccoli compensano i grandi.

E dopo i falsi miti e le verità sugli umani dagli occhi grandi, non posso esimermi dal criticare anche coloro che li hanno messi al mondo.
Lo faccio con bontà, immaginando le difficoltà del crescere un figlio (anche se ridacchio un po' sotto i baffi all'idea che almeno io, ad un certo punto, li possa rimandare al mittente); e l'amore per un figlio spesso intontisce un po'.

Innanzitutto i genitori sono come i cavalli: hanno il paraocchi.
Non si accorgono che oltre al sangue del proprio sangue ci sono decine di altri bambini.
E' inutile quindi dirmi che il bambino esce <<alla solita ora>>, con <<la solita persona>>; conosco nomi e cognomi di tutti, gli stage che fanno, le eventuali intolleranze, problematiche e persino quando normalmente vogliono andare in bagno.
Qualche orario l'ho imparato, ma non si può fare gli scocciati se alle 8 del mattino non ricordo che le Cugine escono con la cognata della mamma di una delle due.
E non manca mai la classica frase: <<Gli dia uno sguardo speciale perchè è molto aggiungiunaggettivocaratterialequalsiasi>>.
Che sia agitato, tranquillo, introverso, chiacchierone, pigro o attivo, tu devi guardare solo lui.
E lui, e lei, e lei, e gli altri venti.

Raccomandano delle ovvietà...
Soprattutto se sei giovane.
E lo capisco.
Ma dirmi di mettergli la crema solare con il sole, il golfino con il freddo o portarli a far pipì se scappa mi sembra un tantino...ovvio.
Ci arrivano loro a 6 anni, penso di arrivarci anch'io a 25.

...e si sconvolgono per delle ovvietà.
Dicasi bambino colui dotato di ecchimosi ed escoriazioni limitate.
Ora, forse la vedo nel modo sbagliato io; forse da non-madre non capisco.
Ma un bambino senza graffi sulle ginocchia e lividi sulle braccia, non è un bambino.
Corrono, cadono e si grattugiano metà corpo.
Con la coordinazione di alcuni già grazie che non inciampino sui propri piedi.
Se tornassero a casa con un cratere sul fianco ed una gamba di legno, sarebbe comprensibile, ma sconvolgersi per un livido sul ginocchio è come stupirsi di un carcerato che scappa trovando una finestra aperta e la catena di lenzuola pronta.

Non vedono l'ora di liberarsi dei loro umani dagli occhi grandi.
Qualcuno lo ammette, qualcuno no.
Non sempre i genitori portano i figli ad estate ragazzi solo perchè non sanno dove altro depositarli.
Alla fine un nonno, volendo, si troverebbe.
Ma la mamma ed il papà sanno che in un campo estivo verranno chiamati solo in caso di attacco alieno o per un ammutinamento da parte dei bambini.
E fino alle 18.00 possono stare tranquilli (anche se tornano a casa alle 16).

Controllano i figli oltre le reti del campo (=controllano gli animatori oltre le reti del campo).
Lavoro in un centro sportivo di circa 60.000 metri quadrati -la maggior parte all'aperto- circondato da cancelli e reti.
Capirai che dall'esterno è facile ficcare il naso.
Ogni tanto vedi signore anziane che sorridono vedendo i bambini giocare; chi corre attorno al campo butta un'occhiata veloce mentre passa a pochi metri da noi.
E poi ci sono i genitori che li ci tengono d'occhio.
Fanno finta di essere in pensiero per i figli, si appostano dietro le reti (forse sono convinti che i teli verdi che le ricoprono li rendano invisibili?) e continuano ad osservare te, animatore, senza accorgersi che il bambino si è spostato qualche metro più in là.

Vedono gli animatori come degli incapaci buttati lì a guardare dei bambini.
Un po' lo capisco. Prima di cominciare ero convinta fosse un lavoro da nulla.
Certo, non mi paragono lontanamente ad un tecnico della NASA, ma non siamo proprio gli ultimi dei cretini che fanno gli animatori per divertimento.
Perchè primo: non è poi così divertente.
C'è di peggio, ma visti i punti precedenti, viste le naturali tendenze suicide dei bambini, il livello d'attenzione viene mantenuto alto tanto quanto si stessero maneggiando delle bombe.
Ma ciò che io non sono in grado di accettare è quando il genitore ti parla con molto distacco e freddezza, facendo trapelare il fatto che, secondo lui, veniamo pagati per non fare molto.
Forse questi padri e madri dovremmo ripagarli sfruttando i pomeriggi per i nostri passatempi, evitando di preparare a casa cacce al tesoro e chili di pasta di sale per divertire i loro figli con qualcosa di più stimolante dei soliti giochini scorciatoia.
Ma forse prima che animatori siamo persone che si impegnano, e anche se ci perdiamo tempo e denaro lo facciamo ugualmente: alla fine, a pagarla, sarebbero i bambini, non i genitori.

Credono che una delle attività previste sia l'insegnamento delle parolacce.
<<Mio figlio è arrivato a casa dicendo che alcuni fanno il dito medio e usano brutte parole>>.
Queste sono state le parole di un padre che ha voluto parlare non con le altre due animatrici del mio gruppo, non con me addetta al prelievo bambino, presenze e deleghe, non con tutte e tre, ma bensì e direttamente con la responsabile.
Tolto questo particolare apparentemente irrilevante che mi fa capire però quanto l'abbia presa seriamente, ciò che mi fa ridere è l'intento con cui l'ha detto: le animatrici rimangono impassibili se vengono dette parolacce.
Se il signore mi conoscesse capirebbe le dimensioni stratosferiche della cavolata che ha detto: io non so dire parolacce.
Idiota per me equivale a stronzo.
Stronzo lo userei forse in fin di vita davanti al mio carnefice.
Figuriamoci davanti ai bambini: casino diventa caos, scemo diventa sciocco. Trasformo addirittura maiale in porcellino - sentendomi tremendamente ridicola.
Ma ad estate ragazzi ci sono preadolescenti in grado di fare discorsi a base di parolacce e doppi sensi, e può capitare che i piccoli captino qualcosa (sebbene capiscano un decimo delle malizie).
E come ho scritto nel primo punto, di bambini ce ne sono così tanti che non sempre puoi accorgertene.
Se però li sentiamo sono ca...voli amari!

Non sanno la reputazione che gli viene costruita attorno.
Può essere vera, può non esserlo, ma un'idea sui genitori ce la facciamo.
Soprattutto se i figli raccontano fatti che sarebbe meglio non riportare.
<<Mio papà mi ha insegnato un indovinello>>, mi dice il bambino con gli occhi più belli che abbia mai visto.
<<Ah sì? Come fa?>>, chiedo io, convinta di sentire qualcosa di furbo.
<<Allora, devi dire velocemente Oca-Gatto-Bene>>.
A parte il collegamento con il punto sopra, cosa si può pensare di un padre che dice una cosa del genere al figlio?
Il quadro cambia se invece il papà ha detto questo indovinello all'amico invitato a cena, senza magari accorgersi che il bambino era dietro la porta.
E cosa posso pensare di una madre il cui figlio ti dice: <<Non sto vicino a lui perchè è marrone. Mi fa senso>>, riferendosi ad un compagno peruviano?
Forse il bambino non ha ancora affrontato l'argomento "stagli lontano se è scemo, non se è bianco/nero/giallo/verde/blu"; o forse i genitori sono una banda di razzisti.
Fatto sta che uno scarabocchio rimane tale finchè un critico non lo ribalta in un'opera.

Ogni mattina però posso anche apprezzare donne e uomini che sono genitori tanto quanto persone.
Mamme e papà che ti salutano, chiedono come stai, non pretendono che ricordi ogni singolo capello del figlio nè il secondo nome di chi lo verrà a prendere.
Uomini e donne che ti sorridono perchè conoscono il carattere sfrenato del proprio umano dagli occhi grandi, e notano che attorno hai il bambino che sta per inciampare nel cespuglio di rose e quella con il braccio rotto che gioca all'equilibrista su un muretto.

Ma soprattutto, se sei un genitore stai molto attento. Un animatore a volte sa cose di te che neppure tu conosci :)

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