Il mio viaggio tra Terra Madre e Salone del Gusto 2012


Imprese epiche sono state compiute l'altra settimana dalla sottoscritta.
La più semplice -ma da non sottovalutare- è stato lui: il Salone del Gusto di Torino.
Erano anni che volevo andarci, ma a frenarmi è sempre stato il prezzo.
20€ per l'ingresso.
Ma, un po' perchè l'amica Infermiera ci andava da sola, un po' perchè si prospettava la conoscenza con Due coccinelle in cucina, mi sono detta: "Ma sì! Facciamo questa "pazzia"!"
Così, venerdì mattina, mi sono alzata presto per fare tutte le mie cose tranquillamente: ho cercato di capire se  la suddetta blogger fosse alla fiera il giorno stesso nonostante il suo intervento fosse sabato; ho sistemato i capelli, ho lavato le tazze della colazione, messo a posto il bagno e rifatto il mio letto.
E senza accorgermene si erano fatte le 9.40.
Primo ostacolo
Tentando di truccarmi e vestire più velocemente possibile (e anche così 15 minuti sono richiesti), si sono fatte le 10.00.
Ora d'incontro con l'Infermiera all'entrata della metropolitana: 10.30.
Tempo medio di attesa del pullman: 20 minuti
Tempo medio per il tragitto in pullman: 15 minuti.
Tempo medio per il tragitto in macchina: 5 minuti.
Ho dovuto, nonostante il mio odio per l'auto, scegliere l'ultima opzione.
Ovviamente, durante la corsa di abbinamento accessori-abbigliamento, ho tralasciato quel piccolo ma importante particolare esterno, fatto di cielo grigio Torino, e strade in procinto di acquerellarsi.
Così, sotto quella pioggerellina fastidiosa che non senti, ma di cui percepisci la presenza quando vedi la massa informe che ti si forma al posto dei capelli, mi sono diretta velocemente verso il punto d'incontro, dopo aver lasciato la macchina nelle vicinanze.
Come dovevo immaginare, dopo l'inizio frenetico, non poteva andare tutto tranquillamente.
Secondo ostacolo
L'Infermiera non era all'entrata della metro.
Nè sotto ai cancelletti dove si timbra.
Nè sottosotto alla metro.
E (ne dubitavi?) il suo cellulare risultava spento.
Da ansiosa ho cominciato a chiedermi se le si fosse bloccato il telefono; ho immaginato cosa potesse pensare la gente di me (abbandonata dal ragazzo con cui doveva scappare? Suicida delusa dalle invalicabili barriere della banchina?), che mi vedeva non salire sulla metro ma guardarmi attorno quasi impaurita.
Dopo una decina di minuti abbiamo scoperto che lei mi aspettava all'altra entrata.
Terzo ostacolo
Una volta in carrozza, è sorto il dubbio: "Dove dobbiamo scendere? Spezia, o Lingotto?"
Ora, una fiera che si svolge a Lingotto Fiere, dovrebbe lasciare pochi dubbi; ma sarà che io la metropolitana fin lì non l'ho mai presa, sarà che l'Infermiera ha il fiuto di un macaco sileno, abbiamo optato per Spezia.
E si, abbiamo sbagliato.
Così ci siamo fatte 800m sotto la pioggia, e sono pure stata presa in giro da un vigile che mi ha fatto notare che le paperine non erano adatte alla giornata.
Quarto ostacolo
Ma finalmente eravamo arrivate alla nostra meta.
Dove la coda era lunga e procedeva a passo di bradipo.
Quinto ostacolo
Per aggiungere insulto a lesione grave, quello che sono certa essere stato l'uomo più viscido dell'intera fiera, ha squallidamente permesso ad una ragazza (con due amiche appresso), di mettersi dietro di loro, davanti a noi.
E questa, senza neanche un po' di vergogna, si è presa il posto senza problemi.
Mi auguro che la fiera le abbia annoiate.
Ma dopo un'ora circa, siamo venute in possesso dei nostri due biglietti del valore di 16€ ciascuno (fortuna che abbiamo meno di 30 anni).
E le porte del salone si sono aperte per noi.


Potrei dirti che il Salone è enorme, con blocchi di stand divisi per regione, dove vengono venduti i prodotti tipici; ma è abbastanza deducibile.
C'è però una parole d'ordine: spiluccare.
Partendo dall'Emilia Romagna, fino ad arrivare alla Calabria, ci siamo immerse nelle specialità e novità italiane.
Ed è questo il bello: avere a portata di bocca tutte le punte di diamante della nostra invidiata tradizione culinaria.
Ho risvegliato le mie papille assaggiando un vero pesto genovese, nel quale si distingueva nettamente la freschezza del basilico di Pra, seguito dalla delicatezza dell'olio ligure, dalla bontà del pecorino e del Parmigiano, per terminare con l'incofondibilità dei pinoli e dell'aglio. Tutto perfettamente equilibrato.

Ho anche riscoperto una di quelle cose che dimentico sempre, e ogni volta che la assaporo mi chiedo come abbia potuto: pane, burro (trentino) e zucchero.
Semplice come poche cose, ma che supera di gran lunga dolci e ricette che richiedono ore di lavoro.
La lama passata velocemente ma con forza sul mattone bianco-avorio, che va poi a posare quella crema soffice sulla fetta di pane, da tuffare in una montagnola di zucchero.
Il mio stomaco ed il mio cervello hanno ringraziato. Il colesterolo no.

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Avrai senz'altro sentito parlare degli street foods, ma hai mai assaggiato la zuppa da strada preparata sul momento?
Concepita da Riccardo Felicetti e Davide Scabin, si tratta di una "spaghettoni soup", servita in pochi minuti da uno chef.

Gli ingredienti?

Metti la pasta con le verdure in un bicchiere biodegradabile, copri con brodo caldissimo, inserisci una forchettina ed una cannuccia, e la zuppa per scaldarti nelle passeggiate invernali è pronta!
Dopo il primo attimo di indifferenza alla vista della pasta compattata, ci siamo convinte ad assaggiarla.

Il sapore era molto delicato, ma ho adorato la consistenza della pasta che tende sempre a rimanere al dente.
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Facendo lo slalom tra l'indifferenza dei bambini in gita, le urla dei ragazzini delle superiori, e veri e propri amanti del cibo muniti di trolley per custodire i loro acquisti, abbiamo anche assaggiato la Cola Baladin.
Prodotta con noci di cola, appunto, è la prima ad essere "assolutamente naturale e solidale, non contiene coloranti nè conservanti".

Il sapore è ovviamente meno "ricco" della classica Coca Cola, ma senz'altro si tratta di un'alternativa curiosa e probabilmente più sana.

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Ma il Salone del Gusto non è fatto di sola Italia.
Entrando in Terra Madre vieni catapultato in un mondo in miniatura, condensato nello spazio espositivo poco più in là rispetto al Salone.
Un tripudio di culture, colori, profumi, suoni e sapori.
Ogni senso viene stimolato.
Balli tradizionali che coinvolgono i meno timidi si fondono con i colori sgargianti dei costumi tipici (o dell'abbigliamento quotidiano) di Paesi che magari non visiterò mai, e ai profumi che ti fanno sognare di fare incetta di spezie in un mercato turco o in un Suq marocchino o siriano.


E non è solo il cibo ad essere nuovo.
I visi. I tratti.
Avrei voluto fermare decine di persone per poter catturare il loro passato scavato nelle rughe sulla fronte, o per catturare lo strabismo, dolce e buffo, che sbucava dietro agli occhiali tondi di un signore mediorientale.
E sono cose che capisci dopo, una volta che torni a casa e ripensi a quella passeggiata che sul momento quasi era normale.

Il prezzo, che sia di 16 o di 20 euro è tanto, se lo si vede come semplice fiera gastronomica.
Ma il Salone del Gusto e Terra Madre possono essere di più; se sei in grado di apprezzare quello che normalmente non puoi vivere nei nostri mercati cittadini, se ami il cibo vero e ami conoscere le sue origini non solo terrene, la prossima volta vacci, se ne avrai l'opportunità.

Venti euro per un tuffo nelle culture mondiali non sono poi così tanti...

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